Responsabilità sociale nell’ambito della sicurezza sul lavoro

Articolo tratto dal documento “A proposito di sicurezza sul lavoro” a cura di Giovanni Miccichè – Funzionario Tecnico Direzione Normazione UNI

La sicurezza sul lavoro migliora anche grazie alla responsabilità sociale. Il rispetto delle leggi e dei contratti collettivi è il pilastro portante di ogni attività orientata al benessere dei lavoratori. Da qualche tempo, però, anche le iniziative socialmente responsabili si sono ritagliate un ruolo nel campo della promozione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Interventi per modificare le postazioni, venendo incontro alle esigenze dei più anziani, o specifiche misure per le lavoratrici sono solo alcuni esempi di quanto le imprese maggiormente innovative possono fare al di là del mero rispetto delle leggi e della contrattazione per prevenire rischi e assicurare un ambiente sano e confortevole per i propri dipendenti.

Un caso particolarmente interessante è quello di Casio, il gruppo giapponese informatico, che ha deciso, non solo di promuovere check up annuali a tutela dei lavoratori, ma anche di vigilare per impedire che i propri dipendenti lavorino eccessivamente, mettendo a repentaglio la propria salute. In Giappone sono, infatti, in aumento i casi di lavoratori che si ammalano gravemente o addirittura muoiono, stroncati da orari di lavoro che superano le 60 e a volte addirittura le 70 ore settimanali. Che la responsabilità sociale incroci la materia della salute e sicurezza sul lavoro appare evidente leggendo i bilanci di sostenibilità che molte imprese, soprattutto di grande dimensione, pubblicano da anni volontariamente. Nel passato tali bilanci erano spesso un semplice strumento di marketing e di pubblicità mentre oggi appare prevalente la convinzione che la validità delle strategie aziendali di responsabilità sociale passa attraverso una reale rendicontazione delle attività in campo sociale, come quelle su salute e sicurezza.

Per migliorare l’accuratezza e permettere un confronto fra i vari bilanci di sostenibilità, uno degli strumenti maggiormente utilizzati sono le linee guida G4 del Global Reporting Initiative (GRI) per la redazione dei bilanci sociali. Queste linee guida contengono alcuni stringenti indicatori su salute e sicurezza che, a giudicare dall’elevato numero di aziende italiane che le utilizzano, evidentemente sono ritenute un mezzo efficace per migliorare le strategie aziendali in materia. Un ulteriore stimolo alla promozione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro attraverso la responsabilità sociale potrà venire dall’attuazione della nuova normativa comunitaria. Dagli inizi di quest’anno, infatti, per effetto della Direttiva europea 2014/95, recepita da alcuni mesi nell’ordinamento italiano, i maggiori gruppi con sede nell’UE sono tenuti a pubblicare un bilancio sociale. Si stima che nel nostro Paese circa 280 imprese sono tenute a questo obbligo europeo. La norma comunitaria cita esplicitamente la salute e sicurezza come una delle materie principali che devono essere trattate nei bilanci di sostenibilità. Anche le norme ISO che si occupano di responsabilità sociale danno grande rilievo all’importanza della promozione e della prevenzione su salute e sicurezza.

Parliamo di UNI ISO 26000:2010 “Guida alla responsabilità sociale delle organizzazioni” e della nuova norma ISO 20400 “Acquisti sostenibili”. La prima, pubblicata sette anni fa nel pieno della crisi economica, dedica una particolare attenzione all’argomento. Vi si legge, infatti: “la responsabilità sociale può apportare numerosi benefici all’organizzazione, per esempio (…) migliora la sicurezza e la salute dei lavoratori, sia maschi sia femmine”. Inoltre, il benessere dei dipendenti, fisico e mentale, non è solo uno degli aspetti specifici del tema fondamentale “Rapporti e condizioni di lavoro” ma compare anche nella trattazione di altri temi: per esempio, si dice che, a fronte di pesanti rischi di violazione dei diritti umani, è necessario che le organizzazioni prendano maggiori misure per garantire la sicurezza dei locali. UNI ISO 26000 sottolinea anche come la costituzione di Comitati misti, composti da rappresentanti dei lavoratori e della direzione aziendale, possa migliorare le condizioni di salute e sicurezza, assicurando reali diritti di partecipazione dei dipendenti. La norma, infine, chiede alle organizzazioni di eliminare le discriminazioni e di promuovere l’uguaglianza anche nel campo della salute e sicurezza, perché donne e uomini subiscono spesso in modo differente le conseguenze negative, per esempio, dell’esposizione a sostanze chimiche dannose o di un ambiente di lavoro insalubre. Le linee guida ISO 20400 sugli acquisiti sostenibili, appena pubblicate, affrontano, invece, il tema della salute e sicurezza con specifico riferimento alla catena di subfornitura. Il concetto centrale è che le organizzazioni socialmente responsabili devono migliorare le condizioni di lavoro in tutta la propria catena del valore, richiamandosi esplicitamente a quanto previsto da UNI ISO 26000. La norma ISO 20400 specifica, infatti, che le organizzazioni devono adoperarsi, in collaborazione con i fornitori, affinché sia garantita la salute e la sicurezza non solo dei lavoratori della casa madre ma anche di quelli occupati nei vari anelli della catena di subfornitura.

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